The Gold of… Siracusa

1bis   A un paio giorni dall’inaugurazione della formidabile e irripetibile mostra Tesori dalla Sicilia – gli ori del British Museum a Siracusa, avvenuta il 23 ottobre al museo regionale P. Orsi di Siracusa, in cui è stato possibile vedere parte del famoso Gold of Avola, è scoppiata la puntuale polemica circa l’effettiva partecipazione della città di Avola e delle sue istituzioni pubbliche.
Personalmente ho avuto la fortuna di scrivere qualcosa sul famoso ripostiglio, giusto un paio di anni fa, nel 2012. Il tesoretto fu scoperto nel 1914 in contrada Mammanelli, a pochi chilometri da Avola, da un operaio avolese mentre sistemava il proprio fondo agricolo. Era composto da qualche centinaio di monete d’oro risalenti per lo più al IV sec. a.C. (secondo il British Museum) e da una coppia di armille a fettuccia, od a nastro, adorni di filigrane, e desidenti in teste di serpe (così le chiamava Orsi), un anello con castone ovale che riporta l’immagine di una Menade danzante e un orecchino, del tipo ad Erote, produzioni ipotizzate siracusane della seconda metà del IV e del III a.C.
Appena un articoletto, senza molte pretese; informativo e rivolto a un pubblico indistinto più che agli addetti ai lavori.
Più che uno scopo, forse mi muoveva un sogno comune: attraverso la supervisione di un museo regionale così importante nel mondo come quello di Siracusa dedicato all’archeologo Paolo Orsi, era pensabile un ricongiugimento del tesoretto dal British Museum al luogo originario di ritrovamento?
Ebbene, dopo 101 anni dal ritrovamento l’occasione si è presentata, inaspettata.
La pubblicità dell’evento in verità c’è stata, a tutti i livelli. Dai social network alla stampa, una locandina ufficiale condivisa più volte in rete, corroborata dal più diretto e innegabile passa parola.
Una conferenza stampa inaugurale è stata brillantemente condotta dai rappresentanti degli istituti interessati (Soprintendenza, Musei, Università), che hanno permesso il ricongiungimento temporaneo e di capirne di più sugli ori di Avola.
Ma… a un ma segue sempre un perché, a volte più di uno.
Io personalmente mi sarei aspettato più “protagonismo” della politica avolese, così attiva alla promozione del proprio territorio. Purtroppo non ha né presenziato né ha capito le potenzialità del centenario ricongiugimento. Nessun rappresentante avolese, politico e non, ha preso parola durante la conferenza inaugurale. I cittadini avolesi ovviamente erano più o meno presenti nella sala, ma come semplici cittadini, a massimo in borghese, come associazione. Non conosco onestamente il motivo di questa mancanza istituzionale, ma ho visto realtà ben minori che hanno saputo sfruttare molto meglio eventi insignificanti per prospettive territoriali future, turistiche e culturali e di sviluppo. Eppure sarebbe bastato un rappresentante, possibilmente con la fascia tricolore che avesse detto due paroline (“la città di Avola è presente!”, per far un esempio di lungimiranza politica). Eppure un evento così importante come la collaborazione tra due famosissimi musei, il British museum e il Paolo Orsi, avrebbe potuto attirare una marea di turisti, destagionalizzati e non, ma con i dovuti se: se avessimo saputo andare al di là del “già tutto organizzato”; se avessimo avuto veramente l’indirizzo politico e la volontà di allestire un vero museo civico in tempi veramente brevi; se avessimo saputo fare turismo a 360 gradi; se avessimo saputo capire l’importanza di un tesoretto che nel mondo porta il nome di Avola.
Non comprendo, quindi, l’affermazione che Avola è stata protagonista dell’evento quando, almeno istituzionalmente, risultava assente! Eppure validissimi legami con i tre istituti sopra citati ci sono sempre stati. Penso ad esempio alle passate convenzioni con il parco archeologico di Avola Antica, semi-abbandonato, distrutto ormai da anni, senza nessuna segnaletica turistica, a rischio incendi ogni estate, nonostante le segnalazioni.
Adesso non vorrei che quel precedente sogno avolese, in questi giorni realizzatosi a Siracusa, lasci l’amara accettazione che è giusto che le nostre meraviglie siano gestite all’estero come dovrebbero e non qui. Ricordiamoci quindi le famose quattro parole che ci rendono orgogliosi nel mondo civilizzato: The Gold of Avola, l’oro di Avola.

Scritto da: Marco Urso

Vedi: http://telegm24.it/the-gold-of-siracusa

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