Può un solo uomo trasformare un deserto in un bosco? – mi sono sempre chiesto così ingenuamente.
Periodo di Carnevale.  Un Carnevale di crisi come tutte le altre feste con cui ci siamo abituati a passare: la nostra cara crisi. Eppure il classico momento di giochi, scherzi e festeggiamenti, a cui non sappiamo rinunciare. L’unico giorno in cui il temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie lasciava posto al rovesciamento dell’ordine prestabilito. E il povero poteva sentirsi per pochi giorni un nobile e il nobile gustare per pochi giorni la povertà. A volte le preghiere degli accattoni si avverano, e per pochi giorni si ritornava al caos primordiale senza caste, ordini artificiali, prestabiliti a priori. Ma fino a poco tempo fa “il povero” durante i festeggiamenti carnescialeschi si preparava a divertirsi scendendo nelle strade come un vero guerriero: mazze riempite di sabbia o pietre, cerbottane di varie lunghezze, cinture di uova e proeittili poco probabili, maschere poco ortodosse e adatte per una rapina in banca, degli abiti ammuffiti e da mettere con la stessa frequenza del vestito sfoggiato nelle poche cerimonie, a un battesimo, a una comunione,  a un matrimonio e a un funerale. Le bande. Chi non ha nostalgia dei piccoli barbieri Attila che, dove passavano, rendevano un servizio a quelle pulzelle che avevano dimenticato di radersi le basette al vento o di accorciare le chiome aristocratiche? Ecco perché il Carnevale era la festa dei barbieri di Siviglia! E il collante tra il bianco Natale e il Carnevale era, in base alle disponibilità economiche, una bomboletta di Gillette, utilizzata da chi voleva apparire fino in fondo falso ricco, e subito candida neve per tutti, passando alla più proletaria Proraso, barba e capelli made in Italy. Adesso è la festa del divertimento nonostante la crisi. Dobbiamo divertirci perché solo col divertimento possiamo sconfiggere la crisi! Divertimento per tutti e a ogni costo! E quest’anno siamo fortunati perché ci divertiamo con i soldi destinati all’agricoltura! Adesso la malinconia di quei piccoli Robin Hood organizzate in bande prende il sopravvento.
Oggi, forse, chi lo sa, se non siamo governati da quei piccoli Robin Hood che rubano ai poveri per dare ai ricchi?
Banditi quei precedenti comportamenti da piccoli barbari, oggi è permesso divertirsi con le stelle filanti in bomboletta e quant’altro e abbandonare il tutto per le strade nonostante il regal editto.
Questo è garantito dalla legge!
Ieri mi trovavo a passeggiare per il Viale Lido, subito dopo che i neobarbari si erano spostati in Piazza Umberto I per la giostra offerta dalla corte avolese e provinciale. E il viale, vanto di modernità perché collegava il centro cittadino allo chalet e alla rotonda sul mare, il sogno avolese di benessere e di boom economico, era una discarica a cielo aperto. Plastiche varie, bombolette dappertutto, lattine, bottiglie di vetro e plastica, e tanti tappi.
Le borse di plastica le ho trovate sul luogo e i tappi sono quelli che sono riuscito a prendere prima delle pulizie straordinarie della strada, a danno dell’agricoltura e del contribuente.
Nonostante il regal editto precedentemente mostrato in foto, un’altra stranezza made in Avola è spuntata nell’indifferenza dei cortigiani avolesi.
Sempre nel suddetto viale, la concentrazione di cassonetti per deiezioni canina è la più alta d’Europa. In mancanza dei cassonetti normali, non parliamo di quelli per la differenziata inesistenti, si usano quelli per le deiezioni canine mentre il marciapiede, come è stato sempre nonostante la grande spesa fatta (con i soldi pubblici?), accoglie le profumate opere d’arte canine.

Può un solo uomo trasformare un deserto in un bosco?Forse, se ci impegnamo.
E come già ho lanciato su facebook il mio sdegno per quello che ho visto con le testuali parole – divertiti a Carnevale a sprecare tappi e a buttarli a terra. Io mi diverto a raccoglierli e a donarli a chi sa farne un uso migliore e a chi servono per la costruzione di nuove carrozzine per disabili. Il cambiamento è sotto i nostri occhi ma ci schifiamo o ci affruntiàmo!– rilancio l’appello a divertirsi ma rispettando l’ambiente e… Tutto quello che volete sprecare sappiate che potrà servire per fare tante altre cose.

Il cambiamento che rimane solo una parola è fine a se stesso.
Il vero cambiamento, tanto sbandierato in questi giorni e che sarà in molti programmi politici, sta nel modificare i nostri quotidiani comportamenti, nel rispetto di tutti, fregandosene di essere pochi o anche da soli.

Come quell’uomo che arrivato dove desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava di nuovo il buco. Piantava querce. Gli domandai se quella terra gli apparteneva. Mi rispose di no. Sapeva di chi era? Non lo sapeva. Supponeva che fosse una terra comunale, o forse proprietà di gente che non se ne curava? Non gli interessava conoscerne i proprietari. Piantò così le cento ghiande con estrema cura. Dopo il pranzo di mezzogiorno, ricominciò a scegliere le ghiande. Misi, credo, sufficiente insistenza nelle mie domande, perché mi rispose.Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quel che c’è di imprevedibile nei disegni della Provvidenza. Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non c’era nulla.
(Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi)

Da solo o in compagnia, quindi, che importanza ha? Invece, ricordiamoci:
Quant’è bella giovinezza / che si fugge tuttavia!
E se vogliamo veramente esser lieti un domani e che ci sia una certezza, iniziamo prima che di doman non c’è nessuna certezza.