The gold of Avola

L’oro di Avola.
Magicamente le 300 monete (secondo il British Museum: part of the Avola Hoard – found with 300 4thC BC gold coins of Syracuse and Persia) del tesoretto trovato nei paraggi di Avola si trovano nel più prestigioso museo di arte antica, il British Museum. È bello scoprire la data di acquisizione del gruzzoletto: 1923.
Poi sembrerebbe pure che spunti pure il nome di chi lo ha acquistato: Leon Böhm de Sauvanne (USA 1914 – 1939; active).
Dall’articolo pubblicato sulla pagina locale de La Siciliail 29 luglio del 2012 invece possiamo prendere delle informazioni interessanti.Nel 1914, un operaio di Avola, mentre sistemava il suo fondo agricolo in contrada Mammanelli, trovò un tesoro: il tesoro di Nicial’uomo rinvenne 100 monete d’oro, un colliere, un bracciale, un paio di orecchini e un anello d’oro

Per 9 anni questo immenso tesoro, le 100 monete, il colliere, il bracciale, il paio di orecchini e l’anello d’oro, è stato nascosto, custodito, avrà viaggiato, chissà…

Decisivo per capire se si tratta di un tesoretto nascosto dall’esercito di Nicia in ritirata verso un porto amico, forse Camarina, dalla disastrosa spedizione ateniese durante la Guerra del Peloponneso oppure no è la descrizione che ci fornisce il British Museum riguardo i braccialetti:
(http://www.britishmuseum.org/research/search_the_collection_database/search_object_details.aspx?objectId=463113&partId=1)
The combination of snake-heads and strap-like bands is unusual, but best paralleled in Egypt in the mid-Ptolemaic period. The decoration of the bands recalls the strap of the Santa Eufemia diadem (BM GR 1896.6-16.1). The fact that a ring attributable to the Santa Eufemia Master (BM GR 1923.4-21.3) also formed part of this hoard suggests that these bracelets may also be of Tarentine workmanship.
BIBLIOGRAPHY: Williams, pl. 32, 1 and 4. For the Ptolemaic parallels see Ogden, Gold Jewellery in Ptolemaic, Roman and Byzantine Egypt.

Braccialetti

(Traduzione: la combinazione di capelli di serpenti e cinturino come bende è inusuale, ma un ottimo parallelo in Egitto a metà del periodo Tolomaico. La decorazione delle bende richiama il pendaglio del Diadema di Sant’Eufemia. Il fatto che un anello attribuibile  al Maestro di Santa Eufemia ha fatto anche parte di questo tesoro suggerisce che questi braccialetti possono anche essere di lavorazione Tarentina).

Per quanto riguarda l’orecchino, sempre dal British Museum abbiamo queste informazioni:
(http://www.britishmuseum.org/research/search_the_collection_database/search_object_details.aspx?objectId=463110&partId=1)

Orecchino

Date (data)
330BC-300BC (circa) – (330-300 a. C. circa)

Description (Descrizione)
Gold ear-ring in the form of Eros. (orecchino d’oro nella forma di Eros)

Dimensions (dimensione)
Height: 3.175 centimetres (altezza: 3.175 centimetri)

Subject (soggetto)
classical deity (divinità classica)

Associated names (nomi associati)
Representation of Eros/Cupid (Rappresentazione di Erosv/ Cupido)


Acquisition date (data d’acquisizione)
1963

Acquisition name (nome di acquisizione)
Donated by David L Davies
Donated through The Art Fund (as NACF)

Per quanto riguarda l’anello, sempre il British Museum ci descrive l’anello:
(http://www.britishmuseum.org/research/search_the_collection_database/search_object_details.aspx?objectId=463111&partId=1)


Gold box-bezel ring decorated with a maenad. The top of the bezel is formed from an embossed gold sheet showing a maenad dancing to the right, her left arm up over her head, drapery swirling above, and her right arm down, holding a thyrsos. To each side of her are filigree tendrils in spiral-beaded wire, ending in a corkscrew curl, and the scene is bordered with plain and rope wires with an outer rim of beaded wire. The vertical sides of the box bear spiral tendrils, also with corkscrew curls. The underside of the bezel is left plain apart from a central expansion hole. The hoop is formed of a sheet-gold tube overlaid with twisted wire ropes. The joint between hoop and bezel is decorated with a palmette with a superimposed rosette and a collar of ovolos.

(Traduzione: anello d’oro incastonato con una menade. La parte superiore della cornice è formata da una lamina d’oro in rilievo che mostra una menade danzante a destra, il braccio sinistro sopra la testa, agitando panneggio sopra, e il braccio destro verso il basso, in possesso di un tirso. Ad ogni lato di essa, viticci sono in fili di perline in filigrana a spirale, che terminano con un ricciolo a forma di spirale, e la scena è delimitata con del semplice filo metallico e la corda con un bordo esterno di filo di perline. I lati verticali della cassa portano viticci a spirale, anche con boccioli. La parte inferiore della cornice viene lasciata piana a parte un foro centrale di espansione. Il cerchio è formato da un tubo di un foglio d’oro sovrapposto con fili di funi ritorte. La giunzione tra telaio e lunetta è decorata con una palmetta con una rosetta sovrapposta e un collare di ovoli).

Date (data)
330BC-300BC (330-300 a. C)

Subject (soggetto)
mythical figure/creature (mitica figura/ creatura)
dance (danza)

Associated names (nomi associati)
Representation of Maenads (appresentazioni di Menadi)

Acquisition date (data di acquisizione)
1923

Acquisition name (nome di acquisizione)
Leon Böhm de Sauvanne

Adesso rimane il nostro “amico” Nicia da esporre. Nacque ad Atene intorno al 470 a. C. Il nostro amicone, figlio di Nicerato, apparteneva ad una casata aristocratica ed era uno dei cittadini più in vista di Atene. Fautore della fine della prima parte della Guerra del Peloponneso, che presero il suo nome nella cosiddetta Pace di Nicia, aveva avversato la proposta di Alcibiade di spostare l’attenzione della grande Guerra del Peloponneso con una spedizione di conquista in territorio siciliano e siracusano. Si ritrovò, dopo il fattaccio della mutilazione delle Erme a dover comandare una spedizione che non aveva voluto fin dall’inizio. Si ritrovò catapultato in un sogno che diventò in due anni un vero incubo. Guidò la spedizione verso Siracusa con grande prudenza, diede prova di sagacia tattica e strategica e anche di valore personale, malgrado i malanni fisici, pose d’assedio Siracusa ma si rese presto cosciente che la spedizione ateniese era ormai divenuta inadeguata di fronte all’organizzata potenza e tenacia dell’avversario.
Lungo gli argini del fiume Asinaro, il suo esercito fu circondato e in parte sterminato, in parte fu portato prigioniero nelle Latomie di Siracusa. Nicia fu catturato, portato a Siracusa e fu giustiziato dagli strateghi siracusani.

Credo che i bracciali, l’anello e l’orecchino non siano da attribuire a quello che si vorrebbe chiamare “tesoro di Nicia” perché posteriori di circa 70-80 anni e sarebbe impensabile che appartenesse a Nicia o a qualche soldato ateniese in ritirata verso l’agognata salvezza nel 413 a. C.
Per le monete d’oro nulla è possible dire perché mancano le descrizioni, le foto.
Per l’orecchino posso dire che la data di acquisizione sembra successiva di quaranta anni (1963) mentre i bracciali e l’anello d’oro riportano la data di acquisizione del 1923 e forse parte della seconda parte della vendita clandestina.
Adesso credo di aver fatto un po’ di chiarezza. Poi se vogliamo continuare ancora a chiamarlo Tesoro di Nicia, perché no, ma mi preoccuperei di più su come avviare la restituzione e a dove, semmai, accogliere questo patrimonio.

Marco Urso
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