Monumenti, manca un Piano

Dopo il crollo dell’arco della Tonnara, ribadita la necessità di salvaguardare il patrimonio

  • Mercoledì 07 Gennaio 2015
  • Siracusa,
  • pagina 27

    SR0701-SR05-27

Avola. L’arco della Tonnara ormai è “andato”.
Il dibattito sulle responsabilità per la mancata prevenzione e salvaguardia di quello che era il simbolo turistico della città, si prolungherà per mesi.
Nel frattempo, l’attenzione si sposta su tutti gli altri beni archeologici, monumentali e paesaggistici che in città non godono di un buono stato. A dispetto di una segnaletica nuova di zecca ad esempio, il cosiddetto “Dolmen Ciancio” che porta il nome dello storico che lo scoprì per primo nel lontano 1961, versa in uno stato di abbandono. Menzionato in tutte le guide turistiche della città, questo sito archeologico si trova a ridosso della cittadina avolese. Una volta imboccata la strada verso contrada Falaride però, si rischia di non trovare più il monumento.
Una piccola targa con la scritta “dolmen” piantata su di un palo d’alluminio a ridosso di un albero di ulivo è l’unica indicazione che si trova. Lasciato il mezzo sul ciglio della strada, si deve provare a trovare il dolmen un po’ per intuito. Una staccionata in legno sembra accompagnare il turista verso la “meta”. Nascosto fra “le canne” e gli arbusti, in lontananza si intravede il dolmen. Raggiungerlo non è semplice. Il sentiero è sparito e si deve attraversare anche un piccolo torrente e appena si giunge a ridosso di quello che dovrebbe essere una costruzione risalente al neolitico si rimane un po’ delusi.
Manca una targa, una indicazione scritta su di un legno oppure meglio incisa nella roccia, che spieghi la storia e la scoperta di questo monumento. Niente. Spiccano invece tre pilastri di mattoni “dei nostri tempi” che a quanto pare servono a sorreggere la struttura. Il cattivo gusto e la poca attenzione alla “storicità” sembra non essere mancato a chi ha pensato di fare questo intervento che nulla a che vedere con la conservazione di un bene. Sarà forse perché un bene storico non lo è? Allora a che serve cotanta brillante indicazione stradale a dispetto di un totale abbandono?
«Non mi sento di definirlo Dolmen», dice Marco Urso laureato in archeologia e profondo conoscitore dei beni storici della città. « L’unico – aggiunge – che lo chiamasse così era Salvatore Ciancio, lo studioso che lo scoprì nel ’61. Sarebbe in sostanza da studiare se effettivamente sia stato un vero dolmen, un semplice riparo naturale oppure nulla di tutto ciò».
Eppure in quell’area la storia c’è. «Mi preoccuperei di più – continua Urso – di tutte le testimonianze cristiane nella zona che sono quasi totalmente distrutte anche se qualche tomba è ancora visibile ed è a pochi metri dal presunto “dolmen”. Questa amministrazione e anche le precedenti non hanno mai preparato un Piano per la gestione e la conservazione dei beni archeologici e monumentali di Avola. Spero che il crollo dell’arco della Tonnara abbia insegnato qualcosa».
Francesco Midolo

07/01/2015