AVOLA, FIERA DEL SUO BLASONE… MA LO LASCIA A TERRA
di Marco Urso
Avola, fiera del suo blasone, uno scudo sostenuto e quasi abbracciato da due traboccanti cornucopie, era certa di un avvenire di lieta salda prosperità, e, per questo, a tutti i suoi figli continuava per generazioni e generazioni, a porre nel sangue, a rafforzare l’istinto del possesso delle terre, le sole che diano certezza, le uniche cose che ispirino fiducia e diano coraggio a guardare avanti… (Teocrito Di Giorgio, Un pugno di case, p. 58).
Citazione che apre la riflessione sulla fierezza svanita di Avola e dei suoi cittadini avolesi per un vecchio blasone civico in pietra bianca (nella foto di copertina), abbandonato al proprio destino, da circa 4 anni all’interno del palazzo di città.
Un bel quadretto di promozione turistica!
Un’afosa mattinata d’agosto del 2012 un gruppo di ragazzi che si trovavano a passare dal palazzo di città avvistavano nel giardinetto comunale l’antico stemma spaparanzato al torrido sole siciliano. E invece delle due traboccanti cornucopie a stento riconoscibili, mancava solo un telo da mare, la crema abbronzante accanto e una bella granita di mandorla di Avola per poter immaginare un bel quadretto di traboccante prosperità turistica.
Furono scattate delle foto, messe sul blog dell’associazione C’ho un’idea e divulgate alla città. Difficile dire e quantificare le stagioni che l’antico stemma ha dovuto passare in tali condizioni, di vero e proprio sfregio artistico, oltre che di pessima pubblicità turistica.
Qualche mese dopo fu lanciato un invito congiunto, dall’associazione Collettivo Artisti Iblei e C’ho un’idea, rivolto a tutta la cittadinanza, con la nascita anche di un comitato pro-stemma. La stessa Avolablog aveva subito condiviso la proposta delle due associazioni dando ulteriore visibilità in ben 3 articol:
- Restauro stemma araldico con risparmi gettone presenza
- È nata l’associazione pro-stemma a tutela del patrimonio
- Gli invitati alla costituzione del comitato pro-stemma hanno disertato l’appuntamento
Cosa prevedeva la proposta. Un progetto lontano dalle care sagre
Dedicare, nel 2013, un progetto legato soprattutto al senso civico-storico-culturale-sociale della cittadinanza avolese, che avesse avuto come fulcro il restauro dello stemma con un suo riposizionamento in un luogo consono al suo valore storico, ad altezza umana in modo da poterlo osservare, studiare, apprezzare, interpretare, immaginare soggettivamente. Una prima ipotesi di collocazione naturale era l’androne del Palazzo di Città.
Un progetto (più costruttivo del quale c’è solo un bel panino con carne di cingh… sigh sigh), che forse si allontanava dalle nostre tanto care sagre!
Quali obiettivi raggiunti?
L’antico stemma fu adagiato (forse da un anonimo benefattore, forse non lo sapremo mai) su due pannelli di compensato e posizionato scomposto e senza alcun restauro a terra nell’androne del Palazzo di città (vedi foto).
Il blasone rimane al proprio posto: a terra
Passano gli anni, quasi quattro. Gli eventi si moltiplicano ma il nostro bel blasone rimane sempre al proprio posto: a terra. Nel frattempo i pannelli di compensato hanno cambiato pure colore, per la polvere presa in queste lunghe stagioni…
Chissà che progetto artistico, chissà quale progetto turistico, quale altro progetto politico preveda uno spettacolo così orripilante, che non solo fa male alla città, nel suo tempio più importante, il palazzo di città, ma al turista. L’antico emblema civico purtroppo totalmente abbandonato al proprio infame destino, invece di essere ulteriore poesia.
E mentre le due cornucopie che reggono il suo scudo nobiliare, lo scudo della nobile Ibla Major, esaltavano la laboriosità agreste, la produzione, quella corona marchionale che sovrasta lo scudo era come simbolo che onorava, esaltava la bellezza delle sue terre delle sue colline, del suo mare, di tutte le sue particolari caratteristiche di zona amena dal dolce clima invernale gareggiante col tempo della primavera. Avola insomma non si sentiva l’animo di condannare la poesia. Teocrito Di Giorgio, Un pugno di case, p. 122.
Forse adesso Avola si sente l’animo di condannare tale barbarie?
E dopo quasi 4 anni sono ancora a qui a proporre, a chi ha orecchie per intendere e non, che non è troppo tardi per provvedere.