Viva la Reazion!

Gridano agitati e agitatori contro la borghesia, e non sanno che, nel caso migliore, il loro agitarsi si concluderà nella creazione di una nuova borghesia.
Alberto Savinio

Questa frase oggi mi martella la testa. State sereni. Sedetevi e bevete un bel bicchiere d’acqua. La Reazione sembra che sia passata. Avete letto bene: la Reazione! In questi giorni di furor si è spesso scambiata la Reazione per Rivoluzione (almeno fino adesso sembra così).

La Reazione è un’opposizione a forme di innovazione politica, sociale, artistica o culturale, a sostegno del ritorno ad autorità, valori e istituzioni del passato, operata da partiti, gruppi di pressione o anche individui. Il termine nasce durante la Rivoluzione francese per descrivere i monarchici, sostenitori dell’Ancien Régime e del mantenimento del sistema feudale e dei privilegi dell’aristocrazia. Viene ripreso dalla sinistra marxista con significato spregiativo per quanti si oppongono alle forze rinnovatrici o rivoluzionarie.
(da http://it.wikipedia.org/wiki/Reazione_%28politica%29)

La rivoluzione in politica è un radicale cambiamento nella forma di governo di un paese, comportando spesso trasformazioni profonde di tutta la struttura sociale, economica e politica di un sistema, al sorgere di un nuovo tipo di cultura politico-sociale.
Una rivoluzione si distingue da una rivolta in quanto quest’ultima è generalmente priva di organizzazione e mancante di teorizzazioni ed ideologie che la identifichino o la trasformino in un fenomeno più complesso…
(da http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_%28politica%29)

Adesso la nostra Reazione Culturale ha lasciato tutti nel panico. Emunìnni tutti a fàrici u piènu ndà machina – pensiero del reazionario medio partito per la rivoluzione e tornato con un mazzo di verdura. Lo sapete quel detto? Pattìu pi cacciàri e puttàu virdùra! Quella verdura che ancora ci sognamo la notte. La frutta che non troviamo più da nessuna parte. E vogliamo parlare dei benefici che ha portato la reazione? Benzina per tutti. Niàutri in Sicilia avèmu u pittròliu – gridava un giorno un agricoltore o forse era un pescivendolo. Picchì am’accattàri u pittròliu a n’euru e 85 centesimi? La Reazione ha fatto uscire i soliti furbetti, i soliti spacchiùsi (diremmo in Sicilia), i soliti arroganti. La benzina ha sfondato i 2 euro, vista la penuria di carburante. In fondo pochi anni or sono, non ricordate il cavallo di battaglia degli italiani? Possono portarla a 3 euro ma continueremo a comprarla! – fierezza italica, misto al solito amore per il motore e il gommato.
Pensiamo al lato buono (direbbe qualche pazzo amico!) della Reazione. Per qualche giorno non ci siamo abbuffati. Abbiamo stretto meglio la cinghia e magicamente stringeva che era un piacere. I vegetariani hanno iniziato a mangiar carne come alla nascita. Le bici sono ritornate padrone della strada, ma per poco, togliendosi di dosso la polvere di cantine ammuffite. I supermercati hanno finito quasi tutte le scorte. I benzinai ci hanno speculato. L’inflazione sarà salita sulle spalle dei cittadini. L’economia ha girato e i negozianti si son fatti una settimana di vacanza bianca a Cortina. Ha pure piovuto e irrigato i campi, cosa rara a gennaio per il clima che ci ritroviamo qui nel profondo sud. Adesso cosa ci manca?
Qual è il nostro primo pensiero dopo questa dieta forzata? Dopo aver assaggiato la vita di altri tempi (senza pittròliu!)?

Una bella passeggiata dal benzinaio può magicamente farci dimenticare l’aggettivo in voga durante le 5 lunghissime giornate siciliane: culturale. Ancora manca 1 euro e 20 centesimi per arrivare a 3 euro. Forse ci ricorderemo del Culturale che è in ognuno di noi.