Lezione di turismo: due topi e milioni di turisti

Oggi volevo raccontarvi ciò che ho pensato quando mi son trovato davanti quello che vedete in foto.
Ho subito pensato alla storiella del topo di città che doveva mangiare di corsa e del topo di campagna che mangiava poco e con calma, poi alla mia città.
Ci sono città che non rinnegano i propri animali cittadini tanto da farli diventareprotagonisti in un monumento pubblico, visitato da milioni di turisti.
C’è chi parla di MENTALITÀ. Appunto manca la mentalità di inventarsi le attrattive.
Non parliamo di tutte quelle attrattive già che sono sulla buona strada per perdersi del tutto o per sempre, o di quelle già smontate o distrutte (la parola Liberty potrebbe aiutarvi a capire? O se dico Arena Moderna? O se dico Avola Antica?).
Altre città, invece, li tacciono meravigliati della loro presenza, anzi per questi grandi censori della mentalità: “Dio non ha mai creato un topo!”.
Vi raccontavo: ogni cittadino di qStatua topiuella città in cui sono stato per qualche giorno e in cui si laureò Hannah Arendt, dove studiò Jaspers, in cui insegnò Hegel, o in cui Kirchhoff e Bunsen scoprivano lo spettroscopio, – Heidelberg per intenderci, – è cosciente di aver un coinquilino, che è pure ζῷον πολιτικόν (“animale politico”, avrebbe detto Aristotele! Parole di un eretico greco, perbacco!).
Parlate di mentalità, io vi consiglio di viaggiare.
Il viaggio apre la testa, elimina i preconcetti, elimina le prepotenze, modifica il senso critico (con la propriaterra 2.0), ricodifica il mondo che va veloce mentra la propriaterra sprofonda.
E per finire, musica maestro La ballata degli otto topi