Messaggero di Serse: Se la vita del tuo popolo vale di più della tua totale disfatta, ascoltami bene
Messaggero di Serse [pronunciando le sue ultime parole]: Questa è blasfemia! Questa è pazzia!
Leonida: Pazzia? Questa è Sparta! [con un calcio fa precipitare il messaggero nel pozzo]
300: preparatevi alla gloria!
Questa è blasfemia! Questa è pazzia! Pazzia? No, Questa è Sparta!, riprendendo alcuni dialoghi dal celebre film del 2007, 300, sul racconto semi-storico della battaglia delle Termopili svoltasi nel 480 a. C.
Lo spunto per questa surreale storia mi è balenato agli occhi osservando le notizie sulla nostra ridente cittadina su Wikipedia, l’enciclopedia più famosa al mondo che, come tutti sanno, viene costantemente aggiornata dagli stessi utenti, a volte con strafalcioni da incorniciare.
Dopo i gemellaggi con “Trakai” (Lituania) nel 2014 e con Montauban (Francia) nel 2015, che dovevano attivare scambi culturali, economici, turistici tra le realtà avolese ed estere, apprendo che non erano novità assolute.
Non so ancora quanto possa essere presa per vera ma vale la pena ricamarci un po’ di sano umorismo turistico.
Che noi fossimo Spartani, lo sapevamo già, lo sentivamo nelle nostre vene di fieri guerrieri dalla mutanda aderente hollywoodiana. Così come sapevamo già che non potevamo avere un gemellaggio con quegli effeminati di Ateniesi. Perché? Perché noi discendenti degli antichi Siracusani, con l’aiuto spartano, mettemmo in fuga e uccidemmo nel 413 a.C. migliaia di “imperialisti” Ateniesi, venuti in Sicilia solo per sottometterci, sulle rive del fiume Assìnaros (Asinaro, non apro sulla questione se fosse l’attuale Asinaro o il Tellaro!), a casa nostra.
Ce lo racconta per di più un ateniese, Tucidide (Tucidite per gli Avolesi! Questione di pronuncia da barbari):
« καὶ τὸ ὕδωρ εὐθὺς διέφθαρτο, ἀλλ᾽ οὐδὲν ἧσσον ἐπίνετό τε ὁμοῦ τῷ πηλῷ ᾑματωμένον καὶ περιμάχητον ἦν τοῖς πολλοῖς. »
« In breve l’acqua s’intorbidò e si corruppe, ma non venne meno la frenesia di berne, e più d’uno impugnò le armi contro un compagno, per raggiungere un sorso di quell’acqua dal sapore di fango, ed insieme di sangue. »
Tucidide, La guerra del Peloponneso VII 84
Da quella carneficina, a cavallo tra il territorio avolese e netino, ci tramanda Plutarco, furono eretti con le armature dei vinti dei trofei sugli alberi presenti tra le due sponde ripide del fiume; gli scampati invece, furono fatti prigionieri e portati nelle famose Latomie a Siracusa; alcuni prigionieri, dicono le fonti, ebbero la vita libera dall’inferno dei lavori forzati delle Latomie perché conoscevano qualche passo di qualche drammaturgo ateniese in voga.
Furono indette le feste Asinarie, dal luogo della vittoria, e il popolo siracusano se ne rallegrò del pericolo scampato.
La sorte di Nicia fu davvero triste: fu ucciso dagli strateghi siracusani nonostante il comandante spartano Gilippo lo avrebbe voluto portare con se a Sparta.
Alcuni eruditi locali e moderni sono sicuri che lo spirito di Nicia avrebbe disseminato per tutto il IV secolo a. C. (Part of the Avola Hoard – found with 300 4thC BC gold coins of Syracuse and Persia.Williams and Ogden 1994) monete tra le campagne avolesi, in ricordo di quella fuga: il ritrovamento di un super tesoro e una raffigurazione in una casa liberty avolese, oggi distrutta, sarebbero già storia, con la s maiuscola!
« E così Nicia finì col morire per una causa tale o vicinissima a questa pur essendo tra gli Elleni del mio tempo colui che meno meritava di andare incontro ad una tale brutta sorte essendo la sua condotta tutta solitamente indirizzata alla virtù » |
(Tucidide, Guerra del Peloponneso, VII, 86) |
Da wikipedia, voce Avola, visualizzato il 13/12/2017
Che fosse tutto partito, sia ieri sia oggi, da una questione di pelo nell’uovo, lo potremmo intuire da certi dettagli comici che navigano tra la storia vera e le storie di creduloni.
Wikipedia, dicevamo, ci informa che i due gemellaggi di “Trakai” e Montauban, che avrebbero dovuto portare oro, incenso e mirra in città, non sarebbero stati i primi. Ecco la notizia bomba:
nel 1987 (manca però alcun riferimento storico a riguardo, una delibera o quant’altro in allegato! Sarebbe bello appurare che non sia un banalissimo scherzo di qualche smanettone!), in piena era democristiana, ci sarebbe stato un “fantomatico” gemellaggio tra la città di Avola e Sparta!
Il fatto che nella moderna Sparta, non sia pervenuto nulla dell’antico splendore, nemmeno “le gambe delle sedie”, ci fa pensare che lo spirito del probabile gemellaggio era a passo con gli importanti ritrovamenti di Avola Antica: nemmeno le gambe delle sedie (sic!). Sembrerebbe un gemellaggio in cui si spera che gli ospiti non vengano mai a trovarci perché abbiamo finito “le sedie”.
Un ritorno alle nostre origini, quindi, prima della primigenia politica dei fatti e degli strafatti della grecità d’Occidente, tra generalissimi valorosi e odiosi tiranni, spettri e prigionieri, libertari e risoluti contro qualsiasi sottomissione persiana o ateniese, effeminati filosofi e temerari mutandoni hollywoodiani.
Questa è blasfemia! Questa è pazzia! Pazzia? No, tutto fa brodo: questa è Avola!
Messaggero di Serse: Se la vita del tuo popolo vale di più della tua totale disfatta, ascoltami bene Leonida; Serse conquista e controlla tutto quello su cui il suo sguardo si posa. La sua armata è tanto imponente da far tremare la terra al suo passaggio, tanto vasta che per abbeverarsi prosciuga i fiumi. Tutto ciò che Serse, il dio re richiede è questo: una semplice offerta di terra e acqua. Un segno della sottomissione di Sparta al volere di Serse.
Leonida: Sottomissione… Questo può essere un problema. Vedi, si mormora che gli Ateniesi si siano già rifiutati. E se quei filosofi, e se quegli effeminati hanno trovato tanto coraggio…